16. Las Terrenas: a) by night, b) maratona, c) Frank Ripel

lunedì 27 febbraio 2012 ― do­me­ni­ca 4 mar­zo 2012 ― mer­co­le­dì 7 mar­zo 2012
Vivere a Las Terrenas...


16.a. Las Terrenas by night
lunedì 27 febbraio 2012
Chi arriva a Las Terre­nas non può non vi­si­ta­re il Bar­rio Grin­go ― rock bar ― ge­sti­to da un fan­ta­sma­ti­co D.J.
 
 
 
 
 

16.b. Las Terrenas, maratona
domenica 4 marzo 2012
Ogni anno si tiene la ma­ra­to­na a Las Ter­re­nas. An­che il no­stro Fran­cis Fide vi ha par­te­ci­pato.
 
 

 

16.c. Las Terrenas, Frank Ripel
mercoledì 7 marzo 2012
Le tre foto-simbolo di Frank Ripel.
 
 
 

Frank Ripel sul go-kart
 
 

Frank Ripel nella granja
 
 

15. Antichrist’s tour

sabato 4 febbraio 2012
Decidiamo di intraprendere un tour che ci con­dur­rà in al­cu­ne lo­ca­li­tà della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­cana.
Partiamo da Las Terrenas e ci di­ri­gia­mo a El Li­mon, nei cui pres­si c’è la spiag­gia del Moron.
 
 
Durante il pomeriggio ci re­chia­mo nella lo­ca­li­tà bal­nea­re chia­ma­ta Las Ga­le­ras, una fan­ta­sma­go­ri­ca cit­ta­di­na in cui ve­nia­mo a co­no­sce­re Wal­ter, una per­so­na sim­pa­ti­cis­si­ma, un i­ta­lia­no che vi ri­sie­de e che ge­sti­sce una piz­zeria.
 
Per chi dovesse recarsi a Las Ga­le­ras rac­co­man­dia­mo l’in­con­tro con Wal­ter, il qua­le vi for­ni­rà tut­te le in­for­ma­zio­ni ne­ces­sa­rie per quan­to ri­guar­da que­sta fan­ta­sma­go­ri­ca cit­ta­dina.
 
 
 
 
Il giorno seguente ripren­dia­mo il no­stro viag­gio alla vol­ta di Pla­ya Rincon.
 
 
Durante il pomeriggio rag­giun­gia­mo Sa­ma­ná (ca­po­luo­go della pe­ni­so­la di Sa­ma­ná della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na) e al­log­gia­mo in un no­to al­ber­go ― Ho­tel Chi­no ― ge­sti­to da ci­ne­si. Il pro­prie­ta­rio dell’al­ber­go ac­con­sen­te a cu­sto­di­re la no­stra jeep per i due gior­ni che do­vre­mo tra­scor­re­re a Sá­ba­na de la Mar. La sua gen­ti­lez­za è ta­le che la jeep ver­rà cu­sto­di­ta gra­tui­ta­mente.
 
 
Il giorno seguente, du­ran­te la mat­tina, pren­dia­mo il tra­ghet­to che ci con­dur­rà a Sá­ba­na de la Mar. Do­po un viag­gio di un’ora e mez­za giun­gia­mo nel por­tic­cio­lo della cu­pa cit­ta­dina.
 
 
Veniamo prelevati dagli au­ti­sti di moto-taxi e por­ta­ti in una lo­ca­li­tà a cir­ca die­ci chi­lo­metri.
 
 
Giunti a destinazione, ac­ce­dia­mo alla re­si­den­za.
 
La residenza in montagna dell’An­ti­cristo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Due giorni dopo decidiamo di far ri­tor­no a Las Ter­re­nas. Pren­dia­mo la bar­chet­ta che ci por­te­rà, cen­to me­tri piú a­van­ti, al tra­ghet­to che ci per­met­te­rà di ar­ri­va­re a Sa­maná.
 
 
 
 
Giunti a Samaná riprendiamo la no­stra jeep e po­co pri­ma di ar­ri­va­re a Las Ter­re­nas fac­cia­mo una so­sta a Pun­ta Por­til­lo. Qui tro­via­mo quella che, a no­stro dire, è la piú bel­la spiag­gia della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­cana.
 
El Portillo: spiaggia e mare
 
 
 
 
El Portillo: vista mare
 
 
 
 
El Portillo: palme
 
 
 
 
 
 
 
Arrivati a Las Terrenas com­ple­tia­mo il no­stro tour.
Da un punto di vista magi­co pos­sia­mo di­chia­ra­re che nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na e­si­sto­no due po­li e­ner­ge­ti­ci na­tu­ra­li. Il pri­mo si tro­va a Las Ter­re­nas ed è di ca­rat­te­re e­let­tri­co, men­tre il se­con­do si tro­va a Caño Hon­do (Sá­ba­na de la Mar) ed è di ca­rat­te­re ma­gne­tico.
 
La residenza al mare dell’An­ti­cri­sto
 
Giro a Las Terrenas in Kart
 
 
 
 
 
 
 
 

14. La pianta perduta

mercoledì 1 febbraio 2012
L’isola in cui si trova Ha­iti e la Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na è un fram­men­to di una delle set­te i­so­le di A­tlan­ti­de. Su que­sto fram­men­to si tro­va la pian­ta di po­te­re che gli an­ti­chi Dei (Lo­ma­ria­ni) do­na­ro­no agli Yper­bo­rei, ai Mu­ria­ni, ai Le­mu­ria­ni e agli A­tlan­ti­dei, af­fin­ché es­si po­tes­se­ro a­pri­re “le por­te della per­ce­zione”.
Dopo la fine di Atlantide, gli an­ti­chi Ma­ya sco­pri­ro­no la pian­ta di po­te­re e per pro­teg­ger­la dai pro­fa­na­to­ri mi­se­ro per o­gni pian­ta un cam­po di for­za (mem­bra­na di e­ner­gia na­tu­ra­le tra­spa­ren­te) ed un Guar­dia­no (guer­rie­ro ma­ya di co­lor oro con det­ta­gli ros­si, fat­to della stes­sa e­ner­gia della mem­bra­na). In pra­ti­ca, il Guar­dia­no pro­iet­ta­va una mem­bra­na tra­spa­ren­te all’al­tez­za dello sto­ma­co d’o­gni sa­cer­do­te ma­ya e ta­le mem­bra­na fun­ge­va da con­te­ni­to­re e­ner­ge­ti­co per il po­te­re della pian­ta. Nel ca­so qual­cu­no ― e­ster­no alla di­scen­den­za dei Ma­ya ― si fos­se im­pos­ses­sa­to del se­gre­to della pian­ta, il con­te­ni­to­re e­ner­ge­ti­co si sa­reb­be ne­ga­ti­viz­zato.
Squarciare i Veli dello Spa­zio e del Tempo
Il 6 maggio 1981 mi venne det­ta­ta una co­mu­ni­ca­zio­ne che ri­guar­da gli An­ti­chi (Lo­ma­ria­ni). Que­sta la co­mu­ni­ca­zio­ne: «Ep­pu­re c’è una Dro­ga che squar­cia i Ve­li dello Spa­zio e del Tem­po, una Dro­ga il cui no­me è na­sco­sto, na­sco­sto sot­to un al­tro no­me. Qua­lun­que co­sa tu fa­rai pur di pos­se­de­re que­sto E­li­sir. È il Gran­de Se­gre­to degli An­ti­chi, è il Se­gre­to che ti può e­le­va­re si­no al piú al­to dei Cie­li o spro­fon­da­re nel piú pro­fon­do degli In­fe­ri. Ma in o­gni ca­so tu sa­rai sem­pre un Dio, un Dio po­ten­te e te­mu­to, e nes­su­no o­se­rà al­za­re la ma­no su di te, poi­ché tu pos­sie­di lo Scet­tro del Dop­pio Po­te­re. I Sag­gi san­no do­ve cer­ca­re e co­sa cer­ca­re, ma non oc­cor­re per­ché il Tem­po è pas­sato».
Sono trascorsi trent’anni e qual­co­sa sta ac­ca­den­do… in una cit­tà (Sá­ba­na de la Mar) della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na si tro­va una mon­ta­gna e su di es­sa cre­sce la pian­ta di po­tere.
L’alleato dell’ultimo sa­cer­do­te maya
Il 12 ottobre 2011 giunsi nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na e im­me­dia­ta­men­te ven­ni cat­tu­ra­to dall’al­lea­to dell’ul­ti­mo sa­cer­do­te ma­ya, mor­to di­cias­set­te an­ni pri­ma. Al ter­zo gior­no della mia per­ma­nen­za, la mia per­ce­zio­ne, per al­cu­ni se­con­di, su­bì un ra­di­ca­le cam­bia­men­to… vi­di al po­sto di Ri­chard un’al­tra per­so­na e co­sí capii che la mia per­ce­zio­ne era sta­ta ma­ni­po­la­ta. Ciò che non ca­pi­vo era co­me fos­se pos­si­bi­le che al po­sto di Ri­chard ve­des­si un al­tro en­te… di ciò non e­si­ste­va te­sti­mo­nian­za nei li­bri di Car­los Ca­sta­neda.
Jenifer
La risposta al mio quesito ar­ri­vò ver­so la fi­ne d’ot­to­bre quan­do co­nob­bi Je­ni­fer che mi rac­con­tò di suo non­no, i­ni­zia­to al se­gre­to della pian­ta di po­tere.
Mi raccontò che all’età di die­ci an­ni le ven­ne som­mi­ni­stra­to un li­qui­do trat­to da una pian­ta che cre­sce a Sá­ba­na de la Mar, in un luo­go sa­cro in ci­ma ad una mon­ta­gna. Da quel mo­men­to i­ni­ziò a ve­de­re un’en­ti­tà che le fa­ce­va pa­ura (l’al­lea­to di suo nonno).
La sua prima esperienza fu quel­la di ve­de­re, se­du­to al po­sto del non­no, un es­se­re dalle lun­ghe ma­ni e dai gran­di den­ti. Que­sto da­to mi per­mi­se di ca­pi­re l’e­spe­rien­za che ave­vo avu­to… un al­lea­to può ma­ni­fe­star­si in qual­sia­si po­sto, an­che coin­ci­de­re con una per­so­na fi­sica.
Poi, mi disse che l’inge­stio­ne del li­qui­do le a­ve­va pro­dot­to un sen­so di fre­schez­za nella zo­na so­pra l’om­be­li­co (mi ri­cor­dai che per tre gior­ni con­se­cu­ti­vi a­ve­vo a­vu­to la stes­sa per­ce­zio­ne, la per­ce­zio­ne della pre­sen­za del con­te­ni­tore).
Inoltre, mi raccontò una vi­cen­da in cui ven­ne coin­vol­ta in un in­ci­den­te auto­mo­bi­li­sti­co… nel mo­men­to dell’im­pat­to l’al­lea­to del non­no si ma­te­ria­liz­zò all’in­ter­no del vei­co­lo per sal­var­le la vita.
Infine, mi raccontò come mo­rì il non­no. Gra­ve­men­te am­ma­la­to non riu­sci­va a mo­ri­re e al­lo­ra ven­ne chia­ma­ta la sua mae­stra che, o­pe­ran­do ma­gi­ca­men­te, gli fe­ce e­spel­le­re il po­te­re della pian­ta… po­te­re ma­te­ria­liz­za­to­si in una for­ma che ven­ne get­ta­ta in ma­re, e co­sí il non­no poté mo­rire.
L’azione dell’Arca dell’Al­le­an­za Ce­leste
L’Arca dell’Alleanza Ce­le­ste ha tra­smu­ta­to le mem­bra­ne e i Guar­dia­ni di tut­te le pian­te di po­te­re che si tro­va­no sulla mon­ta­gna. I Guar­dia­ni e le mem­bra­ne delle pian­te so­no sta­ti tra­smu­ta­ti in e­ner­gia al­che­mi­ca (theerium pla­ti­na­to pla­sti­ciz­za­to in­ten­si­fi­ca­to). Ora, i Guar­dia­ni ma­ya ap­paio­no co­me dei guer­rie­ri extra­ter­re­stri (di co­lo­re pla­ti­no con det­ta­gli az­zur­ri). I­nol­tre, l’Ar­ca dell’Al­le­an­za Ce­le­ste ha tra­smu­ta­to il mio con­te­ni­to­re e quel­li pre­sen­ti in al­cu­ni miei di­sce­poli.
Le tre sfere e le tre en­tità
Il Trasferitore ― strumento e­ner­ge­ti­co crea­to dall’Ar­ca dell’Al­le­an­za Ce­le­ste ― ha crea­to tre sfe­re az­zur­re (theerium li­qui­do az­zur­ro in­ten­si­fi­ca­to). La pri­ma con­glo­ba la se­con­da e la se­con­da con­glo­ba la ter­za. A que­ste tre sfe­re si col­le­ga­no tre en­ti­tà che rap­pre­sen­ta­no: la mor­te, la vi­ta e l’im­mor­ta­li­tà. La pri­ma en­ti­tà è una don­na ne­ra (en­ti­tà di theerium pla­ti­na­to in­ten­si­fi­ca­to di co­lo­re ne­ro); la se­con­da en­ti­tà è un ca­va­lie­re bian­co (en­ti­tà di theerium pla­ti­na­to in­ten­si­fi­ca­to di co­lo­re bian­co) che in­dos­sa un’ar­ma­tu­ra co­lor bian­co e che reg­ge con la ma­no de­stra una lan­cia; la ter­za en­ti­tà è un es­se­re an­dro­gi­no az­zur­ro (en­ti­tà di theerium pla­ti­na­to in­ten­si­fi­ca­to di co­lo­re az­zur­ro) che in­dos­sa una tu­ni­ca di co­lo­re az­zur­ro e che re­ca sul ca­po una co­ro­na di stelle.
La terza entità comunicò a Ti­xian il se­guen­te mes­sag­gio: «Do­mi­nan­do (tra­scen­den­do) la Mor­te e tra­scen­den­do (do­mi­nan­do) la Vi­ta si ac­ce­de al Sa­cro Mi­ste­ro dell’E­ter­ni­tà. Que­sto è il Sa­pe­re e il Po­te­re rac­chiu­so nella Pian­ta dei Lo­ma­ria­ni. Quel sa­pe­re che ap­pre­se­ro A­da­mo ed Eva nel Giar­di­no di E­den. Ora, an­che se la pian­ta scom­pa­ris­se dalla Ter­ra, il suo sa­pe­re e il suo po­te­re non an­dreb­be per­du­to, poi­ché rac­chiu­so nella pro­fon­di­tà delle tre en­ti­tà. Solo tra­scen­den­do gli op­po­sti (il mi­ste­ro delle due Co­lon­ne) si ar­ri­va al ter­zo se­gre­to: l’E­ter­ni­tà, il Tem­pio sen­za tem­po. En­tran­do nel Tem­pio e se­den­do­si sul Tro­no si en­tra in con­tat­to con l’Ar­ca dell’Al­le­an­za Ce­le­ste: la Fon­te dell’E­ter­nità».
L’insegnamento che se ne trae
La pianta di potere è l’al­be­ro della co­no­scen­za del be­ne e del ma­le, ma in que­sto pri­mo al­be­ro è con­te­nu­to l’al­be­ro della vi­ta e nel se­con­do è con­te­nu­to l’al­be­ro dell’im­mor­ta­li­tà. Il pri­mo al­be­ro rap­pre­sen­ta la sa­pien­za della mor­te, il se­con­do rap­pre­sen­ta la sa­pien­za della vi­ta e il ter­zo rap­pre­sen­ta il po­te­re dell’im­mor­ta­li­tà. Per­tan­to la pian­ta di po­te­re rac­chiu­de il tri­pli­ce se­gre­to: mor­te, vi­ta, im­mor­ta­li­tà… ma nel tri­pli­ce se­gre­to vi è un se­greto.
Il segreto del tripli­ce se­greto
Il segreto del triplice se­gre­to è quel­lo dell’a­tem­po­ra­li­tà, l’in­ter­ru­zio­ne del flus­so del tem­po che va dal pas­sa­to (morte) ver­so il fu­tu­ro (vi­ta). So­lo tra­scen­den­do gli op­po­sti ― la mor­te e la vi­ta ― si ar­ri­va al ter­zo se­gre­to: l’e­ter­nità.
L’immagine del triangolo ci il­lu­mi­na: il ver­ti­ce a si­ni­stra rap­pre­sen­ta il pas­sa­to (morte), il ver­ti­ce a de­stra il fu­tu­ro (vita) e quel­lo in al­to il pre­sen­te (im­mor­ta­li­tà). Se dal ver­ti­ce su­pe­rio­re del tri­an­go­lo trac­cia­mo una ver­ti­ca­le ver­so il bas­so, in­ter­cet­tia­mo il cen­tro del la­to alla ba­se. È que­sta l’in­ter­ru­zio­ne del flus­so del tem­po… la se­que­nza mor­te-im­mor­ta­li­tà-vita.
L’esperienza dell’a­tem­po­ra­lità
Il 15 dicembre 2011 speri­men­tai, per cir­ca ven­ti­quat­tro ore, l’in­ter­ru­zio­ne del flus­so del tem­po, l’a­tem­po­ra­li­tà. La com­pren­sio­ne del se­gre­to del tri­pli­ce se­gre­to mi per­mi­se di spo­sta­re il con­te­ni­to­re dalla zo­na so­pra l’om­be­li­co nella zo­na dell’om­be­li­co. Quin­di spe­ri­men­tai uno sta­to di di­stac­co to­ta­le dal mon­do: il mio es­se­re era to­tal­men­te pri­vo di qual­sia­si in­te­res­se di ti­po u­ma­no, per­fi­no il mo­vi­men­to e il par­la­re com­por­ta­va­no uno sfor­zo. Si può di­chia­ra­re che spe­ri­men­tai il Nir­va­na ― qui­e­scen­za della men­te ― del Bud­dha, lo sta­to dell’im­mo­bi­li­tà, l’e­ter­no pre­sen­te, l’a­tem­po­ra­lità.
Scalare la Montagna Kadath
Infine, il mago sull’Al­ti­pia­no de­ve sca­la­re la Mon­ta­gna Sa­cra (Ka­dath). E nel far­lo in­con­tre­rà una se­rie di dif­fi­col­tà. Giun­to in ci­ma ve­drà il Gran­de Ca­stel­lo ed en­tran­do in es­so ri­ce­ve­rà nel con­te­ni­to­re ― col­lo­ca­to all’al­tez­za del cen­tro om­be­li­ca­le ― la tri­pli­ce sfe­ra az­zur­ra (theerium li­qui­do az­zur­ro in­ten­si­fi­ca­to) nella se­guen­te se­quen­za: la pri­ma sfe­ra (mor­te) con­glo­ba la se­con­da (im­mor­ta­li­tà) e la se­con­da con­glo­ba la ter­za (vita).
 

13. L’arresto di Brufalo, l’uomo delle banane, l’americano impazzito

domenica 1 gennaio 2012 ― do­me­ni­ca 15 gen­naio 2012 ― mer­co­le­dì 25 gen­naio 2012
Nella seconda metà di di­cem­bre de­ci­dia­mo di ri­tor­na­re, in pullman, a So­súa. Do­po un viag­gio du­ra­to cir­ca cin­que ore giun­gia­mo nella ri­den­te cit­ta­di­na della Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na.
 

13.a. L’arresto di Brufalo
domenica 1 gennaio 2012
Verso la fine di dicembre, Fran­cis mi por­ta a ve­de­re il bar che ge­sti­va, in so­cie­tà, con il dot­tor Bru­fa­lo (per que­stio­ni di ri­ser­va­tez­za lo chia­me­re­mo cosí), bar al qua­le do­vet­te ri­nun­cia­re per man­ca­ti gua­dagni.
Nel locale troviamo Nick, il nuo­vo so­cio del dot­tor Bru­falo. E Nick, tut­to a­gi­ta­to, rac­con­ta a Fran­cis che a­ve­va già sbor­sa­to ben 5.000 euro do­po il pri­mo me­se di at­ti­vi­tà (si con­si­de­ri che la paga-base men­si­le nella Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na è di cir­ca 150 euro) e che non a­ve­va gua­da­gna­to nean­che un cen­tesimo… Ahimé! An­che Fran­cis ci a­ve­va ri­mes­so del de­na­ro, la bel­lez­za di 5.000 euro.
In poche parole, il dottor Bru­fa­lo ac­ca­lap­pia­va le per­so­ne, in­di­can­do un’at­ti­vi­tà, e con la scu­san­te di es­se­re un bra­vo pro­cac­cia­to­re di clien­ti pre­ten­de­va il 50% dei gua­da­gni. In pra­ti­ca, il dot­tor Bru­falo co­sti­tui­va so­cie­tà so­lo ‘sul­la pa­ro­la’ e non su do­cu­men­ti scrit­ti, la co­sa de­ci­sa­men­te mi puz­za­va… e al­lo­ra de­ci­si di met­te­re in a­zio­ne l’or­ga­niz­za­zio­ne (S.S.). Fe­ci una te­le­fo­na­ta… e po­chi mi­nu­ti do­po mi giun­se la se­guen­te e-mail:



Ciao Frank,

La persona in questione ha baz­zi­ca­to mol­to in Sviz­ze­ra (2003) do­ve ha an­co­ra una of­fi­ci­na mec­ca­ni­ca. Ri­sul­ta an­co­ra i­scritto.
Nella Repubblica Dominica­na ha fat­to ri­chie­sta nel 2007 (##/##/2007) al Nr.(exp) ##-##### (### #####) ##/##/2007 “###### del Ca­ri­be - Com­pra venta y con­struc­cion ## ####### #########” (Re­gi­stro Nr. ######).
Si spaccia per dottore, ma non lo è. Non ri­sul­ta i­scrit­to in nes­sun al­bo pro­fes­sio­na­le in qua­li­tà di a­gen­te im­mo­bi­lia­re o a­gen­te fi­nan­zia­rio (I­ta­lia). Ha an­co­ra l’in­di­riz­zo in Sviz­ze­ra: Car­ros­se­rie F. ####### (CH-###.#.###.###-#) ################ ## - 8618 Oet­wil am See. Que­sto è l’ul­ti­mo in­di­riz­zo in Sviz­ze­ra. La dit­ta è an­co­ra at­tiva.
È stato furiere negli Al­pi­ni (1972-1973).
Ha avuto qualche assegno an­da­to ma­le, pe­rò è sta­to de­pe­na­liz­za­to con il D.L.
Molti dubbi sulla sua profes­sio­na­li­tà qua­le con­su­len­te fi­nan­zia­rio. Le sue co­no­scen­ze si li­mi­ta­no al sen­ti­to di­re, let­to, in­vet­ti­vi­tà e rap­por­ti con per­so­ne mol­to in­ven­ti­ve e po­co rac­co­man­da­bili.
Comunque aspetto il rap­por­to com­ple­to della sua at­ti­vi­tà in Re­pub­bli­ca Do­mi­ni­ca­na. So­prat­tut­to con qua­li mez­zi vive.

Un abbraccio,

#######


 
Alla sera del 31 dicem­bre il dot­tor Bru­fa­lo ― nel suo bar pron­to a fe­steg­gia­re il Ca­po­dan­no ― vie­ne pre­le­va­to dalla po­li­zia do­mi­ni­ca­na e mes­so in sta­to di fer­mo per es­se­re in­ter­ro­ga­to… non si può di­re che l’An­ti­cri­sto non ab­bia il sen­so del­la giu­stizia.
 
L’Anticristo (la Grande Bestia 666)
 
 
 

13.b. L’uomo delle banane
domenica 15 gennaio 2012
Durante la nostra per­ma­nen­za a So­súa ci re­chia­mo nella spiag­gia prin­ci­pa­le della ri­den­te cit­ta­di­na. Do­po a­ver no­leg­gia­to delle sdra­io e degli om­brel­lo­ni or­di­nia­mo delle pi­gna-co­la­das. Do­po un po’, vi­ci­no a noi, pas­sa un uo­mo con un ce­sto di ba­na­ne sulla te­sta. Si fer­ma vi­ci­no a me e io, co­no­scen­do i prez­zi, gli di­co: «Diez (die­ci) pe­sos dos (due) ba­na­nas». E lui ri­spon­de: «No! Veinte (Ven­ti) pe­sos dos ba­na­nas». Per­tan­to gli ri­spon­do: «Y en ton­ces, co­me­te­las tú (E al­lo­ra, man­gia­tele tu)». Il ven­di­to­re di ba­na­ne, im­per­ter­ri­to, si gi­ra e se ne va.
Il giorno seguente, e co­sí per al­tri due gior­ni, si ve­ri­fi­ca la stes­sa si­tua­zio­ne con le stes­se fra­si, sia da par­te mia sia da par­te del ven­di­to­re di ba­na­ne.
Al quinto giorno, il ven­di­to­re di ba­na­ne si av­vi­ci­na a me, gli di­co sem­pre la fa­ti­di­ca fra­se e lui mi dà due ba­na­ne per die­ci pe­sos, che tra l’al­tro non a­ve­vo. Sor­ri­den­te, mi la­scia le due ba­na­ne e se ne va.
Morale della favola: «Chi la du­ra, la vin­ce».
 
L’uomo delle banane
 
 
 

13.c. L’americano impazzito
mercoledì 25 gennaio 2012
Poco prima di partire per Las Ter­re­nas ci ac­ca­de un fat­to in­cre­di­bi­le. Ver­so le due di not­te, men­tre stia­mo col­lo­quian­do di ar­go­men­ti e­so­te­ri­ci, sen­tia­mo bus­sa­re alla por­ta. Una per­so­na ri­pe­te, con­ti­nua­men­te, la fra­se: «No pro­blem». Ca­pia­mo che si trat­ta dell’in­qui­li­no della por­ta ac­can­to ― u­bria­co o dro­ga­to ― e, sem­pre at­tra­ver­so la por­ta, gli di­cia­mo di an­dar­se­ne. Que­sti, pe­rò, con­ti­nua a bat­te­re in­si­sten­te­men­te, spro­lo­quian­do fra­si in­com­pren­si­bi­li. Ad un cer­to mo­men­to Fran­cis, ir­ri­ta­to della si­tua­zio­ne ― che si sta­va or­mai pro­traen­do da una de­ci­na di mi­nu­ti ― im­pu­gna il suo ma­ce­te ed a­pre la por­ta. L’a­me­ri­ca­no im­paz­zi­to gli si av­ven­ta con­tro, spin­gen­do con la pan­cia sulla pun­ta del ma­ce­te; Fran­cis al­len­ta la pre­sa per non squar­tar­lo e ra­pi­da­men­te lo af­fer­ra per un brac­cio sbat­ten­do­lo fuori.
Pensiamo che la storia, sep­pur in­cre­di­bi­le, sia fi­ni­ta lì, ma ci sba­glia­mo… ver­so le tre e mez­za di not­te sen­tia­mo bat­te­re for­te­men­te sulla por­ta. Ri­chard si ac­cor­ge, guar­dan­do dalla fi­ne­stra, che in stra­da c’è una ca­mio­net­ta della po­li­zia. Al­lo­ra re­a­liz­zia­mo che l’a­me­ri­ca­no im­paz­zi­to si era ri­vol­to a dei po­li­ziot­ti. Sen­tia­mo che qual­cu­no, sul pia­ne­rot­to­lo, sta par­lan­do con l’a­me­ri­ca­no e de­du­cia­mo che si trat­ta di un po­li­ziot­to, ap­po­sta­to per ve­de­re se Fran­cis sa­reb­be u­sci­to dalla por­ta con il ma­ce­te in ma­no. Ov­via­men­te fac­cia­mo l’u­ni­ca mos­sa fat­ti­bi­le: Fran­cis te­le­fo­na alla po­li­zia di­cen­do che un a­me­ri­ca­no im­paz­zi­to, u­bria­co o dro­ga­to, ci sta mo­le­stan­do. Il po­li­ziot­to sul pia­ne­rot­to­lo sen­te la te­le­fo­na­ta di Fran­cis e ca­pi­sce che l’a­me­ri­ca­no è sol­tan­to un u­bria­co­ne, e quin­di de­ci­de di an­dar­sene.
Per inciso: la furbizia dei po­li­ziot­ti do­mi­ni­ca­ni è com­mo­vent­e, si ap­po­sta­no di na­sco­sto die­tro le por­te pron­ti ad in­ter­ve­ni­re, ma po­steg­gia­no la ca­mio­net­ta sot­to l’a­bi­ta­to in bel­la vista.
 
Francis (macete-man)