3. Brujo e Zombi

sabato 22 ottobre 2011
Dopo esserci sistemati in Ho­tel af­fit­tia­mo un’au­to­mo­bi­le e di se­ra ci re­chia­mo un no­to lo­ca­le del luo­go. Lì ve­nia­mo a co­no­sce­re una ra­gaz­za hai­tia­na che ri­co­no­scen­do il mio a­nel­lo, co­me un og­get­to di po­te­re, mi mo­stra il suo, re­ga­la­to­gli da suo non­no, po­ten­te brujo ros­so di Hai­ti, mor­to an­ni pri­ma. Il gior­no se­guen­te in­con­tro, nuo­va­men­te, la ra­gaz­za (me­dium). Ella mi spie­ga che e­si­sto­no tre li­vel­li di brujo: i bian­chi, i ne­ri e i ros­si. Que­sti ul­ti­mi so­no i più po­ten­ti. Gli chie­do degli zom­bi e lei mi ri­ve­la delle co­no­scen­ze che mai so­no sta­te mes­se per i­scritto.
Vengono tratti zombi dai vi­vi e dai mor­ti, quel­li mor­ti si ri­co­no­sco­no per­ché puz­za­no di ca­da­ve­re. C’è un in­te­res­san­te mer­ca­to di zom­bi do­po il ter­re­mo­to, il co­sto è a ri­bas­so. In pra­ti­ca, se vie­ne de­ci­so che qual­cu­no ven­ga tra­sfor­ma­to in zom­bie, gli vie­ne sof­fia­ta in fac­cia una pol­ve­re ma­gi­ca (que­sta pol­ve­re con­tie­ne il ve­le­no del pe­sce pal­la), quin­di gli vie­ne ta­glia­to un pez­zo di lin­gua, af­fin­ché non pos­sa par­la­re co­me una per­so­na nor­ma­le. Di gior­no lo zom­bie è un in­di­vi­duo che non tol­le­ra la lu­ce so­la­re, i suoi mo­vi­men­ti so­no len­ti, la sua vo­lon­tà an­nul­la­ta; in­ve­ce di not­te lo zom­bie vie­ne at­ti­va­to, tra­mi­te una pol­ve­re ma­gi­ca, per i la­vo­ri ma­nua­li. O­gni fa­mi­glia che si ri­spet­ti ha al­me­no uno zom­bie-la­vo­ra­to­re. Allo zom­bie vie­ne som­mi­ni­stra­ta, più vol­te la set­ti­ma­na, la pol­ve­re ma­gi­ca e vie­ne scel­to un gior­no af­fin­ché en­tri (per 24 ore) in uno sta­to di ca­ta­les­si. Il mi­ste­ro più gran­de con­cer­nen­te gli zom­bi ri­guar­da la lo­ro mor­te… lo zom­bie, es­sen­do già mor­to, non può mo­ri­re e tut­to quel­lo che si sa è che lo zom­bie scom­pa­re nel nul­la, di­ven­tan­do og­get­to di culto.
Durante la notte, in sta­to di so­gno, mi tro­vo in una si­tua­zio­ne in cui un brujo mi ar­ri­va alle spal­le e mi pun­ge il fian­co si­ni­stro con una spe­cie di si­rin­ga, mi spos­to ve­lo­ce­men­te fuo­ri della sua por­ta­ta e, du­ran­te la not­te, re­spin­go al­tri tre in­flus­si e­ner­ge­ti­ci. Alla mat­ti­na, ap­pe­na sve­glio, ca­pi­sco che, tra­mi­te l’a­nel­lo d’oro della me­dium, so­no en­tra­to in con­tat­to con il po­te­re per­so­na­le di suo non­no (brujo) e quin­di con la cor­ren­te rossa.
Dopo qualche ora ci rechia­mo in un no­to caf­fè per fa­re co­la­zio­ne. All’im­prov­vi­so ap­pa­re un vec­chio, a cui non di­amo a­scol­to. Su­bi­to do­po, il vec­chio si met­te die­tro a me e pun­ta il suo sguar­do su Fran­cis, di­cen­do qual­che stra­na pa­ro­la. Poi ci chie­de da fu­ma­re e Ri­chard gli dà una si­ga­ret­ta. Il vec­chio i­nar­ca la schie­na men­tre a­spi­ra il fu­mo della si­ga­ret­ta, ma un bam­bi­no ci vie­ne a chie­de­re qual­che co­sa, in­ter­rom­pen­do l’a­zio­ne del vec­chio. Al­lora, il vec­chio si tra­sfor­ma, la sua vo­ce di­ven­ta po­ten­te, e ri­vol­gen­do­si al bam­bi­no gli di­ce: «Io so­no un brujo ros­so, mi de­vi por­ta­re ri­spet­to». Il bam­bi­no è bloc­ca­to, at­ter­ri­to dalla vo­ce po­ten­te dello stre­go­ne che, po­co do­po, va via. E­vi­den­te­men­te, la cor­ren­te e­ner­ge­ti­ca ros­sa ci ha mes­so in con­tat­to con un brujo rosso.
Qualche giorno dopo, du­ran­te la not­te, en­tria­mo in con­tat­to con la cor­ren­te ne­ra del Vudù che ci ca­gio­na degli stra­ni so­gni. Nel mio ca­so, so­gnai una don­na che e­met­te­va un suo­no stri­du­lo die­tro la mia spal­la de­stra. Poi, il gior­no se­guen­te, en­tria­mo in con­tat­to con la cor­ren­te bian­ca che ci pro­du­ce uno sta­to di stor­di­mento.
 
 
 
 

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